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Questo progetto nasce come la branchia di un ampia ricerca fotografica ancora iniziata insieme a Laura già da diversi anni e che ha come obbiettivo quello di analizzare, studiare a comprendere l’iconografia dei luoghi alla periferia di Genova, o comunque delle zone più pittorescamente degradate o meno borghesi della città.

La mia personale ricerca si è sviluppata principalmente sul quartiere di Cornigliano, il territorio dove per generazioni è nato, cresciuto e vissuto tutto il ramo della mia famiglia da parte di mamma ed il quartiere dove attualmente vivo, proprio nella casa che un tempo era appartenuta a mia nonna.

Lo studio della storia del quartiere nell’ultimo secolo mi ha sempre incredibilmente affascinata, nel giro di un decennio Cornigliano è passata dall’essere  un'amena località in riva al mare ad uno dei primi quartieri industriali edificati in Italia. Nel dopoguerra viene infatti costruito un titanico impianto siderurgico che nel 1953 entra in funzione trasformando il quartiere in un sobborgo industriale.

Nel secondo dopoguerra, dopo aver perso lo sbocco al mare e la vivibilità di un'area climatica di affermate tradizioni turistiche (per far luogo alla costruzione degli stabilimenti industriali venne effettuato un riempimento a mare di oltre mezzo chilometro per tutta la lunghezza del quartiere), con la crisi siderurgica perde progressivamente anche il suo peso industriale, portando alla disoccupazione migliaia di operai e al degrado economico e sociale del quartiere.

Principalmente dagli anni Ottanta ad oggi il Cornigliano si è trovato a fare i conti con l'ingombrante eredità di ciminiere e capannoni, molti ormai in disuso e con i gravi disagi portati dalla convivenza con gli impianti: secondo l'organizzazione ambientalista Legambiente, nel 1999 via Cornigliano (la via principale che attraversa la delegazione), era la strada con il più elevato inquinamento acustico d'Italia, con picchi di 80 decibel.

Nel quartiere, sempre secondo i dati in possesso a Legambiente, il tasso di insorgenza di tumori era quattro volte superiore che nel resto della città ed erano presenti elevati tassi di inquinamento atmosferico.

 

Un bagaglio di ricordi ereditato dai racconti di nonna e mamma, ma anche una storia immaginata in senso visivo sfogliando i loro album fotografici e soprattutto intensamente percepita ricercando sul territorio tutto ciò che ci parla, drammaticamente ma anche tra le righe, della memoria che esso conserva: edifici che hanno ancora i segni del fumo rossastro delle acciaierie e al contempo vie e carruggi dai nomi che sanno di mare e pesca.

L’indagine in loco, mi ha anche consentito di entrare in contatto con l’attuale situazione, di vivere pienamente il presente, e di analizzarlo anche per mezzo dello strumento fotografico.

Da qua, si sviluppa e prende forma la serie fotografico-evocativa Lessico Familiare, che per me è una sorta di restituzione della Memoria, della mia memoria personale ma anche dell’analisi sociale e antropologica della società e dei suoi cambiamenti nell’ultimo secolo di storia.

Postfazione di M.g.

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